Tom Brady e gli NFT

FIGLIO: Ciao papà, se mi prometti di non fare la solita polemica retrograda ti faccio vedere una cosa.

PADRE: Ci provo…

F: Sai cos’è questo?

P: Ma certo, è Tom Brady, il campione di football americano.

F: Si lui è Tom Brady ma questo è un NFT. 

P: Cioè? 

F: Una non fungible token, una cryptocosa come i bitcoin ma non fungibile. Cioè non puoi scambiarla con niente, ne esiste solo una perché è legata a uno specifico video, una foto, una canzone, una figurina autografata come in questo caso.

P: Cioè vuoi dire che sono sicuro che la firma sia proprio la sua? 

F: Esatto, e rimane registrata a vita in un archivio sul cloud. 

P: Interessante… e quanto costa?

F: 1.3 milioni di dollari.

P: Senti Francesca, ti ho detto che avrei fatto il moderno ma non prendermi in giro!

F: Ma è vero, te lo giuro.

P: E perché uno dovrebbe spendere tutti quei soldi per una figurina di Tom Brady???

F: Perché è un affare. Sai a quanto hanno venduto una figurina di Brady a gennaio? A 555.000 dollari!

P: Neanche la bolla dei tulipani…. 

F: Dai papà non iniziare. Ti faccio notare che se mi avessi comprato quelle sneakers della Nike oggi varrebbero 10.000 dollari… Questa è una rivoluzione tecnologica che quelli della tua generazione non possono capire. Il prezzo nel mondo digitale è influenzato dal mondo dei social e ha una forte componente emotiva, di senso di appartenenza. E anche di FOMO, che è la paura di restare fuori da una festa. 

P: Hai ragione forse non lo posso capire, ma so che per pagare 1.3 milioni di dollari ne devi guadagnare, prima delle tasse, 2.6. Di soldi veri, non di cryptoqualcosa. E se non sei totalmente pazzo non puoi investire più dell’1% del tuo patrimonio in una cosa simile. Stiamo parlando di gente che ha almeno 300 milioni di dollari liquidi! Mi sembra un gioco da ricconi della Silicon Valley o da spregiudicati manipolatori.

F: Beh, allora non ti parlo neanche di Beeple…

P: E chi è? 

F: Un artista digitale.

P: E perché è famoso? 

F: Perché Christie’s ha appena battuto all’asta un suo lavoro per 69 milioni di dollari! E’ il terzo artista vivente al mondo per valore, una cosa pazzesca. Prima di parlare però vatti a vedere il video in cui lui e la sua famiglia assistono all’asta https://www.youtube.com/watch?v=S8p1B8NHLFQ

P: Me lo vedo di sicuro. 69 milioni di dollari per uno sconosciuto?

F: Ma cosa dici, ha quasi 2 milioni di followers ed è bravissimo con i social. Quando ha visto il prezzo finale ha twittato “holy fuck”, come avrebbe fatto la maggioranza delle persone normali.

P: Spero non tu. E in ogni caso essere bravi sui social a casa mia non vuol dire essere un grande artista. Ma almeno il “quadro” è bello”?

F: A me piace, è tutto colorato, allegro. Dice che ci ha messo 13 anni per collezionare 5000 immagini digitali in un grande patchwork.

P: Ah beh allora si spiega il prezzo visto che Michelangelo ci ha messo 6 anni per dipingere il Giudizio Universale... Però quello che mi stai raccontando mi preoccupa. Al Bitcoin, pur con fatica, ci arrivavo. Ma l’arte è arte. Ci vuole un talento straordinario per diventare uno dei più grandi al mondo. E il talento è la cosa meno democratica che esista in natura. Ce l’hanno in pochi, pochissimi, e non a caso diventano immortali ed entrano nella Storia. Questo Beeple vale più di un Rembrandt, di un Picasso, di un Fontana? Sarò vecchio, ma siamo alla follia.

F: Oppure siamo alla rivoluzione papà. La tecnologia abbatte le barriere, consente di investire in mondi che prima erano riservati a pochi, democratizza la finanza come l’arte.

P: Sì, ma questo cosa c’entra con quelle valutazioni assurde di cui mi stai parlando? Siamo in una gigantesca bolla, qualcosa di cui si occuperanno gli storici per molte generazioni a venire. E le bolle hanno tutte lo stesso finale. Finiscono in lacrime.

F: No, vedi che come al solito non capisci? Questa volta non è così papà. Questa volta è diverso.

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