Lezioni Cinesi

FIGLIO: Ciao papà!

PADRE: Ciao Marco, com’è andata a ping pong?

F: Tennis da tavolo, papà, se ti sente Yango ti uccide.

P: Come sta il vecchio Yango? È una vita che non lo vedo. Mi piace molto quell’uomo, un filosofo cinese travestito da istruttore. Mi ricordo ancora quasi tutte le sue analogie per spiegare che alla fine si gioca con la testa, non con il corpo. Quando sbagli ti dice sempre che sei un carciofo?

F: Sì, sempre, figurati. Sta bene, rimane un mostro intorno al tavolo. Oggi però l’ho visto in una veste nuova. Poiché c’era ad allenarsi con noi un ragazzo americano, John, a fine lezione si è messo a parlare di politica e di finanza. E di capitalismo. Cavolo, ne sa di cose!

P: Non mi sorprende. E cosa diceva?

F: È partito volando alto sulle differenze culturali tra cinesi e americani. Ma poi si è focalizzato sulla storia di Jack Ma e di Alibaba. Secondo lui il governo cinese ha fatto benissimo a fermarlo e a multare la società per pratiche monopolistiche. La libertà è una gran cosa e anche il capitalismo si è dimostrato nettamente migliore del comunismo. Ma consentire a pochi individui di costruire monopoli tentacolari va contro l’interesse dei cittadini. E in questo caso Yango pensa che lo Stato deve per forza intervenire, non può mettere la testa sotto la sabbia e lasciare che il mercato si autoregoli. Perché il mercato non lo fa. Basta pensare ad Amazon, Google, Facebook. Oggi Bezos & Co sono eroi buoni. Ma domani? Chi proteggerà i cittadini dal potere di questi signori? E se il governo non cura l’interesse del popolo, a cosa serve? Per questo Xi Jinping ha fatto bene a fare quello che ha fatto.

P: È un argomento molto interessante. E cosa ha detto John? Lo ha… menato?

F: A parte che le prenderebbe… No, gli ha risposto che Alibaba è una società quotata, che intervenire in quel modo va contro tutti gli azionisti e non solo Jack Ma, e che questo mina la fiducia degli investitori stranieri che rischiano di uscire dal mercato. Insomma, ha accusato la Cina di non essere un Paese libero.

P: Uhm, forse lavora in finanza. E tu cosa ne pensi?

F: Boh, francamente non ho le idee chiarissime. Di base sono come te, molto filoamericano. Però ti confesso che qualche dubbio mi è venuto. Come sai Yango è uno scappato dalla Cina perché odiava il regime totalitario del suo Paese. Tutto gli puoi dire tranne che sia un comunista. Quello che ha detto mi sembra gli venisse dal cuore. Sai com’è lui, anche quando ti fa morire e ti insulta negli allenamenti lo senti che ci tiene a te. Insomma, è uno vero. E tra noi amici discutiamo spesso dello strapotere di certe aziende. Leggo che Facebook farà una valuta digitale, Apple le macchine, Bezos di tutto e di più compresa la gara con Elon Musk su Marte. Non è che questi vanno alla conquista di Marte perché la Terra ormai l’hanno già occupata?

P: Vedo che Yango fa proseliti… Se continua così meglio se ti iscrivi a basket per un anno e ti fai una full immersion nello spirito yankee…

F: Non mi dire che tu non hai mai dei dubbi…

P: Altroché! Quand’ero ragazzo l’America era il sogno di tutta la nostra generazione. Musica, letteratura, cinema, i Kennedy, quasi tutto quello che ci circondava contribuiva ad alimentare l’immagine della terra promessa. In più l’America era forse l’unico paese al mondo dove un italiano non si sentiva un estraneo. Non l’ho letto sui libri, l’ho vissuto sulla mia pelle quando per 3 mesi l’ho girata tutta in Greyhound. Ci adorano. Per me è un amore impossibile da dimenticare. Ma certo tutto quello che abbiamo visto negli ultimi anni fa riflettere. Ti ricordi – no, eri troppo piccolo - di Colin Powell, un uomo perbene, che mente spudoratamente sulle armi irachene agitando una provetta di antrace? E poi la crisi del 2008 - spero che questa tu l’abbia studiata - con una finanza americana fuori controllo. I fatti recenti di Capitol Hill con il Presidente degli Stati Uniti che li guarda in televisione come se fosse una partita di baseball. E poi questa disuguaglianza inaccettabile nel sistema sanitario - vogliamo parlare di quando, con un attacco di appendicite, non ti fecero entrare in ospedale in Virginia perché non avevi una carta di credito? Adesso la minaccia di questi monopoli totalmente deregolati. L’audizione dei big tech al Congresso è stata una farsa. Sembrava la classica commissione d’inchiesta italiana.

F: Cioè?

P: Il modo in cui lo Stato accende tutte le luci per nascondere la sua incapacità di risolvere questioni troppo complesse e delicate. Ci si aspettava che succedesse chissà cosa e invece la montagna non ha partorito neanche un topolino. E ora questa storia della Superlega…

F: Scusa ma che c’entra la Superlega?

P: In Cina proibiscono gli investimenti folli sul pallone avendo capito dove si andava a parare e da noi lanciano un campionato elitario sul modello americano, finanziato da una banca americana. Ma questo è un altro discorso. O forse no…

F: Voglio vedere se includevano la tua squadra…

P: Avrei bruciato la maglia… Comunque, come vedi, certo che mi vengono i dubbi. Poi però mi ricordo del detto che “un amico ha sempre ragione, specialmente quando ha torto”. E l’America è una vecchia amica per tutti noi, la migliore che possiamo avere.

F: Anche Yango però è un amico…

P: Sicuro. Che ha molto da insegnarci. Soprattutto quando si tratta di ragionare con la propria testa. Abbracciamelo quando lo vedi e digli che prima o poi ci riuscirò a fare un top spin di dritto…

F: Anche lui ti saluta. Oggi mi ha detto “salutami quel carciofo di papà”.

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